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Simbolo

Così come accade per l’uso del termine Cultura, anche Simbolo è una parola usata spesso nel discorso pubblico senza approfondire. Sono termini gettati lì per alludere, evocare, classificare.

Una caratteristica generale del simbolo è quella di evocare altro da sé, grazie a un codice condiviso da un gruppo.

Nel 1871 Tylor distingueva tra simboli propriamente detti, che si limitano a rappresentare, stare per una certa cosa e quelli che implicavano un’identificazione superstiziosa di simboleggiante e simboleggiato, situazione che si verificherebbe nella magia. Una distinzione figlia dell’evoluzionismo.

La bilancia – simbolo della giustizia – evoca equilibrio ed equità. L’esempio della bilancia si presta a spiegare cosa intendeva SAUSSAURE nel 1916, quando affermava che il simbolo era un tipo di segno non del tutto arbitrario, ma motivato.

RADCLIFFE-BROWN (1922, 1952) ha identificato il significato dei simboli nella loro funzione sociale. Altri si sono concentrati sul conferimento di senso realizzato attraverso i simboli. Secondo DURKHEIM il simbolo ha un suo senso nella funzione sociale. In quanto strumenti di conoscenza e classificazione, i simboli producono consensus diventando così anche strumenti di integrazione sociale.

Lo strutturalismo ha posto il problema del significato del simbolo non come soggetto isolato, ma come valore che assume all’interno di un codice simbolico. I simboli sono elementi di un codice, espressione di significati culturali, dunque convenzionali. Non sono motivati ma arbitrari, come tutti i segni.

Gli studi sui simboli che si sono concentrati sul loro senso si sono occupati di mito, classificazione e relazioni analogiche. Quelli che hanno privilegiato l’aspetto funzionale dei simboli hanno focalizzato le performance simboliche: i riti.

Negli anni sessanta TURNER ha sottolineato che i simboli rimandano a più cose contemporaneamente. Nel simbolo convivono polo materiale, radicato nell’inconscio e legato alla percezione e all’affettività e uno ideologico, collegato a valori sociali e principi etici.

Nei simboli il simboleggiato vive nel simboleggiante ed è per questo che il loro utilizzo ben si adatta  al fine di suggestionare e persuadere. Infatti il linguaggio pubblicitario e quello politico ne fanno abbondante uso. Naturalmente utilizzare qualcosa non significa per forza farlo con cognizione di causa. E qui si ritorna all’uso smodato del termine simbolo e alla grettezza di chi ancora oggi non riconosce le implicazioni del simbolo nei rapporti dominanti-dominati

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